
In Toscana molti medici di famiglia, nel giro di qualche anno, rischiano di andare in pensione uno dopo l’ altro. Il livornese Enrico Bianchi vicepresidente dell’ Agenzia regionale di sanità (Ars) lancia l’ allarme e anche una proposta: aumentiamo i posti nelle università toscane in modo da coprire i posti vacanti dei futuri dottori. Le preoccupazioni di Bianchi che a Livorno è stato anche presidente del Consiglio comunale nascono dall’ elevata età media di molti dei suoi colleghi, non lontani dalla pensione secondo quanto ricostruito dal vicepresidente dell’ Ars, quindi a ridosso dei 6770 anni. Un dato che verrebbe avvalorato dalle riviste mediche specializzate e che i consiglieri regionali del Partito democratico, Francesco Gazzetti e Monia Monni, hanno chiesto di certificare all’ Agenzia regionale di sanità, così da proporre una soluzione all’ assessora regionale alla Salute, Stefania Saccardi. «Chiediamo di verificare si legge nella lettera inviata dai due consiglieri all’ Ars se il numero dei medici iscritti al corso triennale di specializzazione di medicina generale nelle facoltà toscane sia congruo rispetto al quadro prospettato». Che per Bianchi sarebbe tutt’ altro che roseo. «In Lombardia la Regione ha dovuto stipulare una convenzione con 600 ragazzi iscritti al terzo anno di specializzazione in medicina generale rivela il vicepresidente dell’ Agenzia regionale di sanità e la Toscana sta convenzionando dottori di 60 anni. Io mi chiedo: perché rivolgersi a medici così anziani che fra non molto andranno in pensione? Meglio i giovani». Solo in una delle quattro aree in cui è suddivisa la città di Livorno, dove sono iscritti 32 medici di famiglia, negli ultimi sei mesi secondo Bianchi cinque sono andati in pensione. E anche a Viareggio lamentano su Facebook alcuni pazienti in 3.000 stanno cambiando camice bianco a causa del contemporaneo pensionamento di due professionisti. «Abbiamo scritto all’ Ars commenta Gazzetti in modo da avere basi solide per emanare un atto in Consiglio regionale. Stiamo collaborando con la Commissione sanità e prima di prendere una decisione aspettiamo che l’ Agenzia ci dica come stanno le cose».
Fonte: Il Tirreno